Nelle sale italiane sarà dal 25 luglio, ma il 26 maggio, al cinema Colosseo di Milano, The White Crow, il biopic su Rudolf Nureyev firmato dal regista e attore Ralph Fiennes, sarà proiettato in anteprima nazionale a OnDance, la manifestazione ideata e diretta da Roberto Bolle giunta alla sua seconda edizione. Con un’anteprima a Napoli lo scorso weekend, OnDance sarà a Milano fino al 2 giugno con numerosi appuntamenti in città dedicati alla danza e al ballo oltre ai Gala Roberto Bolle and Friends agli Arcimboldi.
Ma torniamo al film. Distribuito dalla Eagle Pictures, The White Crow, presentato all’ultimo TorinoFilmFestival, è tratto dalla biografia Rudolf Nureyev: The Life, scritta da Julie Kavanagh. Un progetto che Fiennes accarezzava da anni, pur non essendo un fan del balletto. Ad affascinarlo (e come gli si può dar torto) la storia di Nureyev, nella quale si è ritagliato per il film il ruolo del carismatico insegnante di Rudi, Alexander Pushkin, maestro anche di Mikhail Baryshnikov.
Fiennes: «Sebbene non avessi un grande interesse per il balletto e non conoscessi molto di Rudolf Nureyev, sono stato colpito dalla storia dei suoi primi anni. La sua giovinezza a Ufa, nella Russia degli anni ’40, i suoi anni da studente di danza a Leningrado – adesso San Pietroburgo – per poi arrivare alla decisione di emigrare in Occidente nel 1961. Quella storia mi è entrata dentro». Una storia perfetta per un film: «ha una dinamica interiore molto personale, la spinta per realizzare se stessi e la spietatezza che ne consegue. E c’è anche il contesto del divario ideologico tra est e ovest al culmine della Guerra Fredda».
Così a distanza di vent’anni dalla lettura del libro della Kavanagh, Fiennes ha presentato il suo film, sostenuto dalla produttrice Gabrielle Tana (la stessa di Dancer di Steven Cantor dedicato a Sergei Polunin). «Volevamo fare un film su qualcuno che fosse eccezionale e che fosse andato contro ogni convenzione», spiega Tana. «Non era una cosa consapevole, era qualcosa più forte di lui. Voleva essere il migliore in quello che faceva. Non sarebbe stato frenato o avrebbe preso ordini da nessuno». A interpretare il ruolo di Nureyev, Oleg Ivenko, ballerino ucraino della compagnia Tartar State Ballet.
Fiennes: «Sentivo che aveva una capacità di recitazione latente e poi era un ballerino bravissimo con una forte somiglianza fisica a Rudolf Nureyev. Quando ho fatto le prove sullo schermo, ho visto che Oleg aveva preso immediatamente la strada giusta. Se gli spiegavo qualcosa, la capiva molto velocemente. Un paio di volte ho detto: No, non è questo quello che voglio. E gli ho mostrato un atteggiamento particolare e lui ha capito molto rapidamente. C’era qualcosa nel modo in cui stava davanti alla telecamera, un fattore X che mi faceva pensare: Potrebbe essere Rudi».
Anche Sergei Polunin, non nuovo alle partecipazioni a film (Assassinio sull’Orient Express, Red Sparrow ecc.) è nel cast di The White Crow nel ruolo di Yuri Soloviev, coinquilino di Nureyev a Parigi. Il divo ribelle, ipertalentuoso, ultimamente assai contestato per le sue esternazioni sui social che gli sono già valse la cancellazione di un’ospitalità all’Opera di Parigi e di cui si è riparlato in queste settimane dopo l’annuncio della sua presenza alla’Arena di Verona in Romeo e Giulietta, a proposito del film ha dichiarato: «Quando stai ballando, ti perdi completamente dentro la danza ed è un’energia molto più grande. Quando reciti, devi stare molto attento e devi essere molto controllato. Anche un pensiero può influenzare ciò che si vede sulla fotocamera, quindi devi stare molto attento a come incanalare quell’energia. Nella danza, ti perdi e non ti ricordi più niente: ti lasci andare e basta».
A firmare la sceneggiatura è David Hare, che spiega: «Il film parla dei momenti in cui Nureyev diventa il ballerino più famoso del mondo per due motivi. Il primo è la danza e il secondo è che è stato il primo cittadino sovietico di una certa importanza a disertare la propria patria».
Le coreografie sono di Johan Kobborg che dichiara: «Le coreografie di balletto e la danza per il cinema sono processi molto diversi. Stai cercando di trasmettere la stessa energia, ma devi tenere acceso quel fuoco diciamo da 10 a 12 ore al giorno, solo per filmare qualche minuto di danza. Utilizzando diverse angolazioni di posizionamento della fotocamera, è possibile raccontare una storia. Puoi raccontare la stessa storia in così tanti modi e dare molto spazio all’interpretazione. Deve funzionare sia per l’intenditore che per la persona che vede il balletto per la prima volta. Trovare quell’equilibrio è stato interessante».
La proiezione milanese, che vedrà la presenza in sala di Roberto Bolle, è un evento inaugurale a inviti. Torneremo sul film dopo averlo visto.
photo courtesy Eagle Pictures.