Carolyn Carlson, dalla casa al cosmo

Now de Carolyn Carlson

“Now” di Carolyn Carlson in tournée in Italia ©Laurent Paillier

Siamo usciti mercoledì su “il manifesto” con la recensione di “Now”, lo spettacolo di Carolyn Carlson creato al Théâtre national du Chaillot di Parigi, arrivato in Italia in queste settimane, prima tappa al Valli di Reggio Emilia per la Stagione Danza 2014/15 della Fondazione I Teatri, dove l’ho visto la prima volta, seconda all’Alighieri di Ravenna, terza agli Arcimboldi di Milano (ultima replica ieri sera) nella stagione dei Pomeriggi Musicali. Un lavoro che appartiene al nostro tempo.

Carlson si è ispirata al testo “La poétique de l’espace” del filosofo francese Gaston Bachelard, noto per il suo insegnamento a La Sorbona e per la sua influenza su pensatori come Foucault, Derrida, Deleuze, Lacan. Un testo che si interroga, come altri di Bachelard, sul luogo in cui nasce la poesia, sullo spazio che accoglie la nostra “immensità intima”, a partire dalla nostra prima dimora.

NOW (Carolyn Carlson 2014)

Scrive Bachelard: «Un’immensa casa cosmica si trova in potenza in ogni sogno di casa. Dal suo centro si irradiano i venti, dalle sue finestre volano via i gabbiani. Una casa a tal punto dinamica permette al poeta di abitare l’universo o, per dirla in altro modo, l’universo viene ad abitare la sua casa.»

«Now è l’essere qui e ora, – ha spiegato Carlson a Reggio Emilia -, Now è la danza, un’arte fatta di gesti in movimento che esistono nell’attimo in cui appaiono per scomparire e rinascere in altro. Now è un richiamo perché ognuno si prenda il tempo per essere nel presente. Il libro di Gaston Bachelard mi ha ispirato un viaggio che dalla famiglia e dalla casa si apre alla natura, dal microcosmo al macrocosmo, per poi tornare alla casa».

Come abbiamo scritto su “il manifesto”, poesia e spazio sono due termini che appartengono a Carolyn Carlson da sempre. Questa straordinaria danzatrice, coreografa e pedagoga, nonché poetessa e pittrice, che ha formato anche in Italia uno folto numero di danzatori, dopo nove anni di direzione del Centre Chorégraphique National de Roubaix-Nord Pas de Calais in Francia, ha riformato a Parigi una nuova compagnia, che risiede al Théâtre National de Chaillot. I danzatori che la compongono, di cui tre italiani, Riccardo Meneghini, Sara Orselli, Sara Simeoni, un finlandese, Juha Marsalo, un americano, Constantine Baecher, un giapponese, Yutaka Nakata, una francese, Céline Maufroid, sono cresciuti con Carolyn, nutriti dal gusto per il dialogo costante tra coreografo e interprete secondo il metodo che dalle improvvisazioni personali procede verso la composizione dello spettacolo.

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Now è un viaggio onirico, a partire dalla prima immagine, una casa innevata, sul fondo della scena. Risveglia in chi guarda ricordi di case amate, abbandonate, lontane o ancora vissute. Case di cui conosciamo tutto, ogni scricchiolio, ogni segreto. Si accendono in scena alcune luci, qualcuno appare dietro le finestre. Una ragazza entra da una quinta, tenendo in mano una porta. «Non ho una finestra – dice -, non ho belle stanze, non ho dei muri, ho solo questa porta…» La danza si mescola ai testi detti dal vivo dai danzatori, in particolare da Juha Marsalo, un interprete di coinvolgente spessore attoriale, «è così che costruisco una casa, con dei muri spessi, sarà una casa grande, per la mia famiglia, una casa in cui tutti si sentiranno bene, al riparo, felici…». Pervade lo spettacolo, l’idea del rifugio, del nido da cui si parte per andare alla ricerca di una dimensione più grande. Porte, scale, case appaiono nelle visionarie proiezioni sullo sfondo, mentre si danza il sogno, in bilico tra utopia e verità, di sentirsi al sicuro in un luogo che appartiene alla nostra infanzia.

La coreografia è magnetica, mai enfatica, portavoce di un vissuto intimo che si rivela. C’è chi disegna per terra la propria casa rifugio, tracciandone i confini con lo scotch, chi invece appare, in abito bianco, con la testa penzoloni tra le spalle del vestito, tenute alte da una gruccia, in mano una casetta giocattolo, forse l’unica della vita. Ma dalla casa, prima o poi si esce, è nella storia dell’uomo, ed ecco il giardino, gli alberi, un bosco, la foresta, le stelle, il cielo, la natura, che è qualcosa da proteggere, il cosmo. Scenografie in cui torna a emblema della natura il tema dell’albero da nutrire e salvare, un tema caro a Carlson dai tempi di “Underwood” e del capolavoro “Blue Lady”, ma che qui trova una nuova dimensione visiva e cognitiva.

NOW (Carolyn Carlson 2014)

I quadri sono tantissimi, la danza è un fluire ininterrotto di assoli, di finestre sul femminile e sul maschile, di visioni accompagnate dalla musica originale di René Aubry. Collaboratore storico di Carlson dagli anni Ottanta, Aubry ci racconta dell’uomo e della sua storia con ritmi ipnotici, gioiosi e nostalgici, onirici e realistici, con canzoni in cui la chitarra dell’artista si intreccia a un ricco tessuto strumentale, intrecciandosi ai testi, alla danza e alle immagini di “Now” con timbro poetico. Carlson, anche grazie alle visionarie scenografie tra il realistico e il surreale (quasi alla Magritte) di Maxime Ruiz per le foto e i video, e di Benoît Simon, e alle luci di Patrice Besombes, trasforma il palcoscenico in un caleidoscopico viaggio delle emozioni, in cui l’incontro tra intimità e universo, tema cardine della ricerca dell’artista, apre il respiro.

Per tutto marzo “Now” è visibile sul canale francese mezzo, alla pagina culture box.

 

One thought on “Carolyn Carlson, dalla casa al cosmo

  1. Buonasera, ho partecipato come allievo ai laboratori di Carolyn Carlson all’atelier de Paris e chiasso, vorrei contattarla perchè non vivendo in Italia, ma a Berlino, non ho mai potuto vedere la documentazione, ma un direttore di teatro mi ha postato una foto dal documentario del ciclo Nikolais che è andato in onda. Potrei avere un suo recapito e un link al lavoro. Lavoro a mie coreografie a Berlino attualmente, ma circa dieci anni fa ci siamo incontrati spesso, con Simona Bucci, Virgilio Sieni, nella Firenze e le iniziative Nikolaisiane cui sono ancora legato come insegnante e coreografo, un cordiale saluto.

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