Polina, tra il bianco e il nero

Polina Semionova e Carlo Di Lanno ne “Il lago dei cigni” (foto Brescia e Amisano)

Polina Semionova ha danzato alla Scala con il Corpo di Ballo del Teatro e il giovane talento Carlo Di Lanno “Il lago dei cigni” nella versione Nureyev. Interpretazione mai scontata,  personale e di superlativa tecnica. Il suo cigno bianco, fin dall’entrée nel secondo atto, parla attraverso port de bras in cui la sensualità si incarna in una morbidezza punteggiata da accenti e nel continuo slittamento tra il mostrarsi e il nascondersi ora della donna, ora del cigno.

Nel passo a due, la danza di Polina anticipa, grazie a quella calibratura della dinamica del movimento che la rende speciale, l’abbandono, la fine prossima. La sua danza ha la seduttività de “la petite morte”, amplesso in questo caso sublimato nella bellezza dell’arte, ma già foriero di quel destino nel lago, lontana dall’amato, che si consumerà nella versione, tragica, di Nureyev. Una fine di cui parlano le lentissime sospensioni delle pose, i cambrés che nella forma estrema ci raccontano la consapevolezza dolente di un fato che toglie le forze, esaltando le sensazioni.

Nel bianco c’è la morte, ma anche il seme della seduzione, che se nel nero esploderà con la sua magnetica, malvagia potenza, nel bianco mette in luce il mistero della femminilità. Moltissimi applausi a Polina, strepitoso cigno nero, quanto seducente cigno bianco, ma anche un bel momento di crescita per Carlo Di Lanno, convinto nel ruolo del Principe. Corpo di ballo in forma, con tante presenze anche dalla Scuola di Ballo tra cui i talentuosi Angelo Greco e Jacopo Tissi, pronti al diploma.

 

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